Untitled Alessia Clema | Cristina Saimandi di Ivana Mulatero

I

Di passo in passo, d’incontro in incontro, di mostra in mostra, così Alessia Clema e Cristina Saimandi arrivano a condividere il progetto espositivo Untitled a Palazzo Samone.

Si sono conosciute in una delle terre a più alta densità di storia artistica piemontese, in quel lembo conteso tra marchesi e duchi, da Valerano di Saluzzo con i suoi prodi ed eroine del Castello della Manta a Isabella Savoia Carignano patrocinatrice del fiorito barocco saviglianese. Lì un profumo di cantoria da confraternita (1) e di vecchi chiodi forgiati a mano (2) li ha unite: quello della materia (3) che si allarga sul mondo e si restringe sull’identità privata.

Sublimità del grottesco di Ida Isoardi

Caratteristico della creazione
è lo stato fluido, mutevole
transitorio
effimero
come la vita stessa.

RIFLESSI D'IDENTITA' - Rassegna Grandarte 2017

Il gruppo LEDA ha presentato da venerdì 21 lugglio a giovedì 17 agosto 2017 la mostra collettiva "Riflessi d'identità". L'evento è parte del progetto itinerante nella provincia di Cuneo con ben 15 mostre temporanee, GRANDARTE 2016 - 2017. Identità perdute?

Artisti presenti: Tiziano Ettorre; Manuela Fonti, Giuseppe Formisano; Grazia Gallo, Giorgio Giordano, Emanuele Greco, Daniele Guolo, Cristina Saimandi, Anna Salomone

"Alcune domande" a cura di Monica Bottero

Cristina Saimandi, una donna forte, un’artista. Quali sono state le esperienze chiave che hanno forgiato la tua personalità artistica?

Le esperienze più pregnanti, le prime in assoluto per la mia formazione artistica, risalgono ai miei diciassette anni. Frequentando il liceo artistico, ebbi la fortuna di incontrare dei docenti di materie artistiche che mi aiutarono ad ampliare le mie vedute. Prima d’allora l’arte, attività secondo me manuale, non aveva mai assunto il significato di processo anche concettuale.

“L’uomo è condannato a esser libero” (Jean Paul Sartre) di Daniela Lauria

“L’uomo è condannato a esser libero”
Jean Paul Sartre

Ci sono delle immagini che oltrepassano la barriera visiva per giungere direttamente all'anima, dialogando con il nostro io, invitando la mente alla riflessione.

L'arte di Cristina Saimandi sembra voler assolvere a questo importante compito.

Cacciati dall'Eden di Claudio Cerrato

Anche se non molto preparato in materia ricordo che l’Eden sarebbe stato il paradiso terrestre, luogo da cui i nostri progenitori vennero cacciati per aver mangiato una mela. Castigo ben pesante, visto che da li in avanti per l’umanità fu tutto un susseguirsi di sofferenze. E di sofferenze, di solitudine, di paura ci parlano le opere che Cristina Saimandi espone in questa ampia rassegna nelle sale del Castello di Costigliole d’Asti.

Cristina Saimandi di Enrico Perotto

Il senso dell’arte in Cristina Saimandi è quello di dare immagine a esperienze vissute di vita femminile, svelandone le condizioni esistenziali tanto di aspirazione all’incanto del bello che ispira i tremori adolescenziali quanto di caduta nell’abisso del dolore che sconfigge, che riduce tutti in involucri vuoti di terra screpolata.

Lo sguardo oltre di Giusi Sereno

La mostra si articola in tre sezioni: Le Didi – I Ritratti – Gli Adolescenti. Pur trattando temi diversi le tre sezioni sono accomunate dallo spogliarsi dell’uomo delle convenzioni, delle conoscenze delle certezze per restare a tratti svuotato e privato della propria identità e a tratti consapevole del proprio smarrimento di fronte all’abominio delle violenze che si consumano in una realtà di silenzi e di accondiscendenze.

FiguralMENTE: figurativismo materico e spazialismo concettuale di Giusi Sereno

Esistono affinità che ci permettono di condividere idee, pensieri, emozioni e talvolta capita il privilegio di raccontare le esperienze vissute attraverso una mostra di un’amica.

Una mostra che ci invita a compiere un percorso nella psiche per cogliere le fragilità umane, per spingerci ai confini del tempo e dello spazio scoprendo l’instabilità del nostro apparente equilibrio.

 

"Sciogli i demoni, affranca l'angelo" di Elena Mondino

Possenti demoni del mito personale emergono e si ripetono in una figuratività piatta e interrotta. Echi lontani di vetrate di cattedrali gotiche si accostano all’illustrazione più consueta dei fumetti.

 

Concrezioni biomorfe di Paolo Thea

Cristina Saimandi spesso ripete una frase di Luis Borges perché isolandola dal suo contesto salvifico vi trova una tensione comune al suo lavoro:

“La morte è vita vissuta, la vita è morte che viene, la vita non è altra cosa che morte che fa sfoggio di sé."